
Mostra
Modelli. Il sapere in tre dimensioni
Illustrazioni, libri e strumenti sono stati per secoli ausili preziosi nella produzione e nella trasmissione del sapere. Forse meno noti, i modelli in tre dimensioni hanno anch’essi svolto un ruolo cruciale nello sviluppo della conoscenza.
Nelle università, a Padova come altrove, i modelli si diffondono soprattutto nel ‘700 e ‘800, entrando nei gabinetti scientifici creati in quegli anni per la ricerca e la didattica in svariati settori, dall' archeologia all’architettura, dalla fisica all’ingegneria e alla matematica, dalla mineralogia alle scienze naturali, fino all’anatomia umana e agli studi veterinari
Attraverso i modelli gli studenti imparavano a osservare, capire e realizzare cose nuove. Animali, piante, minerali, macchine e statue: tutto poteva essere modellizzato!
La mostra, organizzata presso il Museo Giovanni Poleni, integra numerosi prestiti provenienti da vari musei e collezioni dell’Università di Padova con alcune parti dell’esposizione permanente del Museo Poleni. Ad esempio, della preziosa sfera armillare del Museo Poleni, modello tridimensionale dell’universo, si metterà in luce il fatto che venne non solo usata per la didattica in circoli ristretti di studiosi e studenti nel Rinascimento, ma fu poi acquistata nei primi anni dell’800 dal professore di fisica dell’epoca come modello per insegnare la storia dell’astronomia agli studenti dell’Ateneo Patavino.
Vere e proprie pagine della storia dell’Università di Padova che si andranno a scoprire attraverso il percorso espositivo, ponendo l'accento sulla nascita dei vari "gabinettii settecenteschi e ottocenteschi, raccolte di oggetti su cui era basato l'insegnamento di diverse cattedre.
Ad esempio, della preziosa sfera armillare del Museo Poleni, modello tridimensionale dell’universo, si metterà in luce il fatto che venne non solo usata per la didattica in circoli ristretti di studiosi e studenti nel Rinascimento, ma fu poi acquistata nei primi anni dell’800 dal professore di fisica dell’epoca come modello per insegnare la storia dell’astronomia agli studenti dell’Ateneo Patavino.
La mostra mette peraltro in luce la ricchezza e la diversità dei modelli in relazione alle varie discipline. Si possono vedere ad esempio modelli che riproducono macchine o costruzioni reali e ben identificate, come il modello delle chiuse del Bassanello, realizzato a fine ‘800, o il modello della diga sul Maè, degli anni 1940, ma si possono scoprire anche modelli che dovevano invece servire da punto di partenza per macchine da costruire in grande scala, come il modello della pompa centrifuga ideata nel 1732 da Le Demour, destinata all’agricoltura e presentata all’Accademia delle Scienze di Parigi. Si possono esaminare modelli destinati a insegnare concetti e idee già consolidati, ma anche modelli che illustravano studi di punta dell’epoca e che venivano utilizzati come ausili di ricerca, come nel caso dei modelli di minerali dei primi anni del 900, o dei microfossili foraminiferi ottocenteschi di Alcide d'Orbigny . Si va da modelli di oggetti molto concreti, come i modelli di ponti, a modelli volti a rappresentare conoscenze molto astratte, come i modelli ottocenteschi di varie curve matematiche in gesso o a fili. Si possono vedere modelli specifici legati a una data disciplina, ma anche modelli che segnano l’interdisciplinarità dell’insegnamento e delle sue pratiche: si pensi ad esempio ai modelli in gesso di statue e capitelli del Gabinetto di disegno e d'ornato, che venivano usati nell’ambito di corsi rivolti non solo agli studenti di architettura ma anche a chi studiava medicina e scienze, per svilupparne il senso dell’osservazione e le capacità nel disegno.
